Saggi

G. Varchetta, Un andare pensando. Primo Levi e la ‘zona grigia’, Mimesis, Milano 2019


D. Forti, F. Natili, G. Varchetta (a cura di), Il soggetto incompiuto. Psicosocioanalisi dell’individuo, dell’organizzazione e della polis, Guerini, Milano 2018

in copertina è riprodotta una foto di Giuseppe Varchetta di una scultura di Fausto Melotti intitolata “I Vichinghi”

Sulla scorta di due precedenti manuali di psicosocioanalisi, risalenti agli anni Ottanta e Novanta, gli autori hanno voluto ripensare e aggiornare la teoria che sostiene le pratiche psicosocioanalitiche. Nasce così questo studio, ispirato dall’insegnamento di Luigi Pagliarani e dalle idee della psicoanalisi e della filosofia contemporanee, che raccoglie e connette il passato e il presente della psicosocioanalisi in una sintesi organica ma aperta a una continua interrogazione. Tre punti di vista guidano la riflessione degli autori: la mancanza, quale sguardo che sostiene una costante tensione verso il sé e verso l’altro, che non cerca di colmare la mancanza stessa ma di sentirla e di viverla come opportunità; la relazionalità, poiché la vita umana è fatta di legami e connessioni, nella ricerca continua di reciproco riconoscimento, pena la chiusura autistica e la perdita delle prospettive che meraviglia e stupore ci offrono di fronte allo spettacolo continuamente mutevole della realtà; infine il sogno, situato nello spazio altro dell’immaginario, intenzione significante che costituisce la verità possibile per il soggetto nel suo essere nel mondo. Ciò che è sognato è in continua trasformazione, così come la verità del soggetto, che nell’eterna ricerca di sé rimane sempre incompiuto, e nella sua incompiutezza trova vitalità e bellezza. Presentazione di Giuseppe Civitarese.


Trilogia sulla vita organizzativa: La solidarietà organizzativa, Guerini e Associati, Milano 1993, Emergenze organizzative. Testi e storie, Guerini e Associati, Milano 1997, Lambiguità organizzativa, Guerini e Associati, Milano 2007

G. Varchetta, La solidarietà organizzativa, Guerini e Associati, Milano 1993

L’organizzazione contemporanea va incontro a nuove sfide per molti aspetti inattese. Gli attuali modelli ideativi, decisionali ed esecutivi sono profondamente in crisi e molti contesti organizzativi appaiono oggi disorientati e in difficoltà. La solidarietà organizzativa si fonda sull’ipotesi di una nuova vivibilità degli obiettivi e di un territorio nuovo in cui non siamo condannati a un’ineluttabile moltiplicarsi confuso di punti di vista, ma invitati a ricercare la coesione dell’esperienza non in principi unitari oggettivi ma in una nuova intersoggettività degli attori organizzativi.
Nella dualità e nell’utilizzo non difensivo dell’organizzazione, da parte dell’attore organizzativo per la scoperta dell’Altro, si può aprire una nuova “intimità” tra gli uomini di oggi e l’esperienza organizzativa, che se non annulla l’esigenza di vigilare invita a un ascolto diverso di sé e degli Altri.

G. Varchetta, Emergenze organizzative. Testi e storie, Guerini e Associati, Milano 1997


Comprendere alcune delle tendenze molteplici attraverso le quali si manifesta il cambiamento nelle organizzazioni contemporanee è l’obiettivo primario di questo volume. Le “emergenze organizzative” segnano questi transiti sia come problematiche nuove, sia come urgenze spesso imprevedibili. Le riflessioni proposte – la leadership e la crisi della gerarchia, la partnership quale coinvolgimento e condivisione, il conflitto di fronte alla sfida della cooperazione organizzativa, l’apprendimento organizzativo e lo sviluppo delle competenze, la necessità di mutare i paradigmi dei meccanismi operativi fondamentali di gestione del management – privilegiano un’interpretazione soggettuale dell’esperienza e dell’azione organizzativa, dalla quale emerge un’idea dell’organizzazione in divenire, poco definibile a priori, costantemente incompiuta e dipendente dalla direzione e dalla qualità delle interazioni degli attori.

G. Varchetta, L’ambiguità organizzativa, Guerini e Associati, Milano 2007

L’esperienza organizzativa contemporanea, in sintonia con le perturbazioni del nostro tempo, si confronta con il declino del paradigma fordista e con la necessità di una messa a fuoco di una nuova prospettiva, capace di dare un’evoluzione alle pratiche di gestione. La caduta della prevedibilità, l’obsolescenza tecnologica, il mutamento culturale, rendono la ricerca di una qualche stabilità un compito non rifiutabile e, insieme, un risultato spesso precario.
L’insieme di tali sfide – generatesi in un regime di crescente rilevanza strategica dell’immateriale rispetto al materiale – viene ricondotto alla responsabilità degli attori organizzativi, testimoni quotidiani della soggettivazione diffusa delle pratiche organizzative. Le vicende organizzative registrano due tendenze interconnesse: un crescente divario tra la difficoltà dei compiti da affrontare e la qualità del patrimonio di competenze emozionali agite; una progressiva privazione di senso, nella quale il lavoro rischia di essere ridotto a una esclusiva valenza performativa. Sembra difettare una educazione sentimentale all’altezza della sfida dei tempi, capaci di coniugare le domande molteplici di una temporalità che esige maggiore esposizione nel ricercare traguardi fino a qualche anno fa impossibili. La ricerca e le riflessioni di queste pagine propongono la prospettiva di un’educazione sentimentale individuale e collettiva, nella convinzione che occorra un’immersione prolungata nel tumulto dell’esperienza organizzativa contemporanea; un’esperienza più attenta, più disponibile alla necessità di un’esposizione totale alle voci del mondo che quotidianamente incontriamo. In questa direzione il territorio dell’ambiguità – prospettiva che consente di cogliere la molteplice simultaneità della realtà e le sue note di multiemozionalità – è una voce narrante, uno sguardo stupito verso l’esperienza organizzativa oggi polivalente ed enigmatica. Ascoltare, gestire l’ambiguità può essere occasione feconda per arricchire la decisionalità di una qualità diversa, e affrontare il presente, tempo di rischio ma anche di chiamata ai “possibili” di chi lavora e dell’organizzazione tutta.


L. Mori, G. Varchetta (a cura di), Cura e formazione. Le organizzazioni che curano, Franco Angeli, Milano 2012 (con saggi di Gianluca Cepollaro, Domenico LIpari, Luca Mori, Jole Orsenigo, Giuseppe Varchetta)

A partire dagli anni Ottanta il concetto di cura ha assunto un crescente rilievo negli studi su crisi e sfide dell’educazione e dell’apprendimento. Nel quadro del meritevole approccio stimolato dalla letteratura filosofica, pedagogica e sociologica femminile si è insistito molto sugli aspetti positivi della cura in termini di crescita, autosviluppo, accompagnamento nella scoperta di sé, delle relazioni e del mondo.
Questo libro intende aggiungere profondità all’analisi del concetto, evidenziandone l’ambiguità ed esplorando la tensione tra cura e forme di caduta, autotradimento e dominio possibili nei contesti organizzativi. Al fine di analizzare la portata e le implicazioni di tale ambiguità nella progettazione di percorsi formativi rivolti agli adulti, il libro fa dialogare la riflessione heideggeriana con le psicoanalisi contemporanee e, in particolare, con la psicosocioanalisi, che richiama l’attenzione sull’attore organizzativo come possibile traditore di se stesso. Raccogliendo contributi ispirati da saperi ed esperienze diverse, il libro si propone come strumento di riflessione e immaginazione per i practitioners, per chi fa formazione nel settore pubblico o in ambito aziendale.


G. Varchetta, Trame di bellezza. Individuo, organizzazione, progettualità, Guerini e Associati, Milano 2011

Il colloquio tra pagine di letteratura e commento dell’autore, ispirato dalla prospettiva della «sfida della bellezza», come proposta dalla psicosocioanalisi, mostra come la cifra della sfida consista nell’inventare istante dopo istante un’attenzione costante al nostro presente interno, nel tentativo di realizzare il più possibile i richiami a una vita veramente vissuta nei diversi scenari propostici dal nostro esistere. I passi diversi degli autori commentati rinviano alla convinzione che donne e uomini debbano fronteggiare un compito estetico: vivere fino in fondo la loro esistenza, collegando immaginazione e interpretazione del tempo loro concesso.


G. Varchetta (a cura di), Etica ed estetica nella formazione, Guerini e Associati, Milano 1990 (Quaderni di Ariele. Con saggi di A. G. Gargani e L. Pagliarani. Contributi di: F. Carmagnola, B. De Maria, U. Morelli, C. Piccardo, S. Resnik)

Necessitavamo di un pensiero filosofico, che non indicasse lo sviluppo dell’uomo all’interno di ferree leggi deterministiche come nel paradigma della tragedia greca, bensì in eventi di confronto, ma aperti all’alternativa dei progetti possibili come nel paradigma del teatro epico, dove tutto può andare sempre diversamente, al di fuori di ogni irreversibilità. Un pensiero filosofico che indicasse l’etica e l’estetica come, soprattutto, l’acconsentire da parte del soggetto a “una” più che ad altre delle molteplici autorealizzazioni possibili e che considerasse l’esperienza etica ed estetica come annuncianti in modo anticipatorio il senso dell’essere caratteristico della nostra epoca (Dall’Introduzione di G. Varchetta).


Giuseppe Varchetta, Liste. Storie dall’organizzazione, Guerini e Associati, Milano 2005

Tredici storie di vita quotidiana tratte dal variegato mondo dell’organizzazione. Che si ritrova, ancora oggi, pensata per pochi, carente di riflessioni e ricolma di operatività a breve termine. Tredici racconti che portano in sé il lodevole tentativo di trattare temi urgenti per il vivere aziendale trasmigrando dal consueto linguaggio saggistico a quello narrativo.


Giuseppe Varchetta, Fattori di benessere. Cronache di un formatore, Edizioni Lavoro, Roma 2010

Il protagonista di questo racconto è un formatore. Il suo mestiere è aiutare le persone a cambiare anche se rinuncia a cambiare se stesso rifuggendo dall’amore, consegnandosi sempre più al suo passato e ad una solitudine solo a volte sopportabile. Tra ricordi, incontri, speranze e paure, in un elegante intreccio narrativo la cronaca di due giornate di ordinario lavoro in una piccola e tranquilla città del nord.


A. Fontana, G. Varchetta (a cura di), La valutazione riconoscente. La valutazione della formazione nelle organizzazioni contemporanee, Guerini e Associati, Milano 2005

La valutazione è l’atto principale con cui gli individui attribuiscono valore alle cose e orientano le loro esperienze di apprendimento. Ma che cosa accade della valutazione in una società imprevedibile come quella in cui abitiamo? Il libro tenta di dare una risposta, secondo un «approccio riconoscente», consapevole cioè dei nuovi bisogni di riconoscimento personale e collettivo.


T. Pievani, G. Varchetta (a cura di), Il management dell’unicità. Organizzazione, evoluzione, formazione, Guerini e Associati, Milano 1999

In questa fine secolo, l’organizzazione contemporanea, e in particolare l’azienda, sta compiendo un transito fondamentale: dall’organization man all'”azienda individualizzata”. Da una gestione indifferenziata e uniformante, lungo le ipotesi delle economie di scala del mercato e in genere dell'”ambiente esterno”, si passa a una gestione capace di interpretare le unicità dei molteplici interlocutori dell’azienda, interni ed esterni, e in grado di riconoscere in essa una risorsa ineludibile per la propria sopravvivenza futura. Un percorso parallelo attraversa il testo, esplorando i temi dell’unicità, della coevoluzione e della contingenza nelle scienze evolutive e nelle scienze cognitive: un percorso che è, al contempo, un supporto alle idee relative all’unicità analizzate nel linguaggio organizzativo, e una continua metafora per tale parte.